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trimonio originale. Su tutti aleggiava qualcosa che anche
lo spirito critico piú grossolano poteva sorprendere.
Peggy, sotto quell abito angelico, conservava troppo
la sua plastica di donna sportiva e di ballerina consuma-
ta nelle danze modernissime; il suo raccoglimento, un
po eccessivo, era attraversato da lampi che ne rivelava-
no la superficialità, superficialità di chi recita con trop-
po impegno una parte. Il viso di Palle cosí compreso e
severo da apparir minaccioso, e quello delle zie livido,
contratto, su cui era stampato un sorriso doloroso che le
faceva sembrare anche piú vecchie nell abito nuziale; e
la presenza di tanti ragazzacci i cui corpi risentivano
troppo delle loro consuetudini e attività, coi quali non
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Aldo Palazzeschi - Sorelle Materassi
era possibile raggiungere il serio e il silenzio che avreb-
bero richiesto le circostanze, e che anche quando stava-
no fermi e zitti producevano un esplosione ugualmente.
La turbolenta squadra era al completo, i divoratori not-
turni delle belle frittate d oro che Niobe sapeva prepara-
re per miracolo, parevano denunziare non solo che non
era una cosa seria, ma nemmeno una cosa vera, oserei
dire, ed era verissima. Il fiorentino e il campestre orga-
nizzati da chi non era né fiorentino né campestre, aveva-
no sfociato in questo fine. Avresti detto che sotto l abito
da cerimonia tutti ci avessero le mutandine da ginnasti-
ca, anche la sposa, anche le zie, e che da un momento
all altro, gettatolo rapidamente, si dessero a far salti, ca-
priole, esercizi di forza e agilità. Qualcosa che stava fra
l operetta e il circo equestre.
La banda municipale di Compiobbi intonò la marcia
trionfale dell Aida, quindi ebbe principio la Messa ac-
compagnata dal mistico coro della Norma. Sia la banda
che la fanfara prestavano il loro servizio in piazza e non
in collegamento con la funzione religiosa, per quanto
suonassero durante quella. I prestigiatori fotografici ave-
vano trasportato i loro bussolotti ai lati dell altare, e ora
l uno ora l altro facevano partire dei lampi:  pflam! che
sbalordivano e davano un sussulto al tempo medesimo
che venivano eseguiti i loro prodigi:  pflam! pflam! .
Fra tante sorprese e stonature, una sola persona aveva
saputo mantenersi irreprensibile. Remo. Disinvolto, cor-
retto, elegante nel bellissimo tight che ne rivelava la fi-
gura a pieno, non aveva un attimo di goffaggine o d in-
certezza, di monelleria, di volgarità; premuroso e
cortese camminava al fianco della sua sposa per condur-
la all altare, e rimanendole vicino con grande dignità. E
all atto supremo della celebrazione dolcemente compre-
so dalla santità del rito senza esternarne il turbamento.
A differenza degli altri tutta la sua figura era in perfetta
armonia con l ora e con l ambiente.
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Aldo Palazzeschi - Sorelle Materassi
Il giovane parroco, officiando, legandolo in quel vin-
colo sacro e indissolubile, lo considerava attratto dalla
sua persona, dal suo contegno, anzi pareva attratto sola-
mente da lui, e che il resto gli rimanesse estraneo. In tan-
ta diversità di vita e di spirito, si era stabilita fra i due
giovani una corrente di simpatia inespressa, o espressa
appena, timidamente, reciproca e invincibile, e che si
consolidava in quell ora austera e dolce. Era stranamen-
te e nobilmente commosso dall attitudine del giovane
piú che da tutti gli altri che riempivano la chiesa fino a
schiacciarsi per poter vedere.
Subito dietro dove gli sposi erano inginocchiati, in
due poltrone d oro erano le zie, che stavano sedute o in
piedi a seconda che esigeva la Messa; né le loro facce
esprimevano un segno di commozione, avevano dentro
una droga che le trasfigurava, un narcotico che seguita-
va ad agire, sorridevano invece di piangere, un sorriso
velenoso che era un marchio sopra le loro facce. Pareva
aspettassero qualche cosa ad ogni attimo, tra la folla che,
fissandole, pareva a sua volta aspettare qualche cosa da
esse.  Non ci credete, è una buffonata qualunque, è un
matrimonio senza amore, la sposa per interesse. L amo-
re... sí... se l è mangiato il cane!
Prima dell elevazione la musica in piazza suonò il
pezzo del Rigoletto:
Tutte le feste al tempio
mentre pregava Iddio,
bello e fatale un giovane
s offerse al guardo mio...
Per l esattezza il giovane bello e fatale si era offerto al
guardo di Peggy per molti giorni consecutivi entrando o
uscendo dalla sala d ingresso, turchesca, dell albergo Da-
nieli a Venezia; ma questo è un particolare trascurabile.
La folla era sempre piú inquieta per l angustia della
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chiesetta, e siccome la maggior parte di essa era dovuta
rimanere fuori, di dentro se ne sentiva il rumore simile a
quello della marea. A uno degli altari laterali caddero
delle candele producendo un certo scompiglio.
Se tra quella folla inquieta e stramba, che manteneva
gli animi sospesi tra la bellezza e la leggiadria della ceri-
monia e il vago profumo di uno scandalo, una sola per-
sona aveva saputo mantenere un contegno di sicura di-
gnità, una sola aveva potuto abbandonarsi al proprio
sentimento migliore: Niobe. Introdottasi per la casa del
parroco e nascosta dietro l altare, piangeva dirottamente
un pianto genuino e bestiale. Il suo cuore avido di vita, e
i suoi occhi avidi di bellezza, piangevano dieci anni di
felicità, una seconda giovinezza che il giovane le aveva
saputo dare con la sola presenza nella casa, e che era fi-
nita per sempre.
Terminata la cerimonia, all uscire dalla chiesa la ban-
da di Compiobbi, forse già col pensiero ai bicchieri che
aspettavano di essere riempiti, suonò il brindisi della
Traviata. E i fotografi prestigiatori dall alto dei loro ca-
valletti ancora una volta facevano apparire e sparire le
teste sotto i panni neri:
Libiam nei lieti calici,
che la bellezza infiora,
e la fuggevol ora
s innebrî a voluttà.
E la fanfara di Settignano, pure avendo un repertorio
alquanto ristretto, bisognava riconoscere che lo svolgeva
con impeto fuor del comune:
A sette mesi lo fece un bel bambino
con il cappello da bersaglier.
Il trombone vi sosteneva una fatica fondamentale.
Mentre si ricomponeva il corteo e i convitati salivano
nelle macchine.
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A nove mesi andava in bicicletta
perché era figlio di un bersaglier.
Peggy dal canto suo, abituata alle irruenze del jazz,
trovò quelle melodie intonate perfettamente, e raggiun-
to l idillio campestre. In ogni cosa le apparve un fiore.
Sentiva di essere caduta nel patetico e ne era felice, an-
che perché si sentiva pronta a spiccare il salto per uscir-
ne non appena le fosse venuto a noia: e non si accorgeva
che non era vero niente. Sentiva un bisogno folle di ab-
bracciare tutti e dire a tutti una parola dolce, una di
quelle che il fidanzato le aveva fatto imparare per la cir-
costanza:  delizioso, incantevole, paesano, strapaesano,
silvano, villereccio, agreste... e che pronunziava molto
approssimativamente. Sentiva una voglia incontenibile
di abbracciare tutti e dare a tutti dei baci o almeno dei
confetti, anche a quelli che la guardavano a denti chiusi,
anche alle zie che nascondevano un pugnale sotto il can-
dore e il veleno nel sorriso verde:  non l ama, la piglia
per interesse . Parole per lei incomprensibili e intradu-
cibili in tutte le lingue; e che se glie le avessero potute
far comprendere nel giusto significato l avrebbero fatta
ridere nel profondo dell essere. Quello che rappresenta- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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