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accadrebbe se lui dicesse al mondo che io sono venuta e così, semplicemente, gli ho dato la mia figlia
adolescente, gli ho detto prendila, come se io fossi un magnaccia e ti stessi mandando sulla strada?».
«Mamma, non lo farebbe mai!», dissi.
«Oh sì, potrebbe farlo. E avrebbe qualcosa per ricattar-mi per tutta la vita. Quel suo avvocato,
probabilmente, sa già un sacco di cose. Sa che nessuno ha alzato il telefono per il distretto di polizia di
Los Angeles, quando tu sei scappata. Sa che qualcosa è successo tra te e Marty. Tu forse hai detto ad
entrambi molto più di questo».
La implorai di credermi, ma capivo che era inutile. Poi ebbi un'illuminazione. Come avrebbe reagito se gli
avessi dato qualcosa di tuo in cambio di quanto avrebbe fatto? se avesse potuto pensare che era lei a
tenere le fila del gioco? Pensai alle fotografie di Artista e modella. Le conoscevo. Mi piacevano. Avevo
scorso tutte le stampe una dozzina volte. E sapevo che nessuna di esse poteva provare nessuna danna-ta
cosa. Non si poteva vedere chi io fossi e a fatica si poteva capire chi fossi tu. Erano un vero casino.
Molto granulose, pessima luminosità.
Ma se ne sarebbe accorta, mamma? Quando era fatta, poteva vedere a mala pena anche con gli
occhiali.
Decisi che era la migliore carta che avevo. Mi ascoltò, mentre le descrivevo le foto. «Potresti dirgli che i
tuoi detective le hanno prese dalla casa quando mi hanno rin-tracciata. Tu digli che trattieni le mie foto
per la mia sicurezza, capisci, e che gliele renderai tutte quando io avrò diciotto anni. A quel punto non
importerà davvero, mam-ma, se io sarò o no con lui, se lui mostrerà o meno quei dipinti. Sarà tutto
passato. Non ti odierebbe mai per questo, mamma. Penserebbe soltanto che stai cercando di
proteg-germi».
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La macchina mi riportò indietro, lasciandomi tra Sanchez e la Diciassettesima e io salii a casa. Speravo e
pregavo che tu non fossi ancora rientrato. Il telefono squillò e, manco a farlo apposta, era Dan Franklin.
Quasi mi sentii morire.
Le stavo quasi per portare le stampe di Artista e model-la, ma in quel caso lei avrebbe potuto vedere
subito che non erano assolutamente compromettenti. Così presi i negativi dal tuo fascicolo nel sottoscala
e me ne stavo andando, quando il telefono squillò di nuovo. Questa volta era Alex Clementine, e io
pensai che la fortuna mi stava davvero abbandonando.
Ma immediatamente dopo lasciai la casa. E finalmente, dopo averglielo ripetuto molte volte, mamma
aveva il piano ben chiaro in mente. Io me ne sarei andata a Carmel, lei ti avrebbe aspettato, per poi
mettere in atto il piano che avevamo concordato, cioè per strapparti la promessa che ti saresti preso cura
di me.
Poi un leggero cambiamento sopravvenne in lei. Per la prima volta tirò indietro il cappuccio del mantello
e mi guardò.
«Ami quell'uomo, Belinda, ah? Eppure mi dai queste fotografie! Hai appena messo il cappio intorno al
suo collo per realizzare i tuoi piccoli piani». Sorrise quando lo disse, uno di quei brutti sorrisi amari che
fanno le persone e che rendono sordide le cose.
Mi sentii mancare il respiro. Sembrava che fossimo tornati al punto di partenza. Allora dissi, scandendo
bene le parole: «Mamma, lo sai che non puoi davvero usare queste fotografie. Perché se tu lo facessi, io
manderei immediata-mente Marty in galera».
«E tu faresti questo a mio marito?», mi domandò, e mi guardò molto intensamente, come se cercasse di
capire qualcosa di molto importante per lei.
E per un momento ci pensai prima di rispondere, pensai a quello che veramente voleva che le
rispondessi, e dissi:
«Sì, per Jeremy Walker lo farei. Davvero lo farei».
«Sei una vera puttanella, Belinda», disse lei. «Tieni per le palle entrambi questi uomini, non è vero? In
Texas ti avremmo chiamata paraculo».
Allora sentii un tale senso di ingiustizia, che cominciai a piangere. Ma, ben più importante, potevo capire
dal suo sguardo che avevo detto la cosa giusta. Marty non c'entrava, in quel che stavo facendo. Amavo
te. Alla fine si era convinta.
Tuttavia, mi guardava ancora e avvertivo che quel momento si stava facendo sempre più pericoloso. Di
nuovo uno dei suoi discorsi, pensai, e avevo ragione.
«Guardati», disse con una voce così bassa che riuscii a stento a udirla. «Tutte quelle notti in cui ho pianto
per te, chiedendomi dove tu fossi, chiedendomi se mi fossi sbaglia-ta a proposito della relazione fra te e
Marty, e che forse tu eri lì, da qualche parte da sola. Penso che continuavo ad accusare Marty di
mentirmi, perché non potevo ammettere l'altra possibilità, e cioè che tu eri davvero persa e che forse ti eri
rovinata la salute. Ma non era così, affatto, non è vero, Belinda? Per tutto il tempo te ne sei stata in quella
casa elegante con questo ricco signor Walker. Sì, paraculo è la definizione giusta per te».
Mi trattenni. Pensai, Belinda, se lei dice che il cielo è verde, assecondala. Devi. Questo è quello che tutti
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gli altri hanno sempre fatto.
«Non mi somigli neppure, non è vero?», domandò. La solita voce incolore. «Rassomigli a G.G. Parli
come lui, è come se io non avessi avuto nulla a che fare con te. Ed eccoti qui a venderti il culo proprio
come G.G. ha sempre fatto da quando aveva dodici anni».
Mi trattenni ancora. Pensai che l'avevo già visto, questo suo aspetto. Usciva a sprazzi, quando parlava
con Gallo o quando raccontava a Trish o a Jill di qualcuno che le aveva fatto del male. Ma con me
l'aveva usato soltanto un'altra volta. Era raggelante vederla sorridere e dire le cose maligne che stava
dicendo. Ma, di nuovo, pensai, Belinda, porta a termine il tuo lavoro.
«G.G. ti ha mai detto come ha cominciato?», doman-dò. «Andando a letto con vecchi finocchi per soldi
e per farsi strada. Ti hai mai detto di come mente a quelle vecchie signore mentre arriccia loro i capelli?
Questo è quello che sei, una bugiarda come G.G. E anche tu stai sfruttando il signor Walker, non è così?
Lo hai abbindolato. Sono stata una stupida a non pensare che il sangue di G.G. sarebbe venuto fuori».
Stavo bollendo dentro. Penso di aver guardato fuori dalla finestra. Non ne sono sicura. La mia mente
vagava, questo me lo ricordo. Stava ancora parlando, e riuscivo a stento a seguire quello che diceva.
Pensavo quanto questo, tutto questo, fosse per me senza speranza. La verità non sarebbe mai venuta a
galla. E per tutta la mia vita ho vissuto con questa sorta di confusione, ogni cosa ingarbugliata, sempre
rassegnandomi, volta dopo volta, al fatto che nulla sarebbe stato mai compreso.
Io e lei avremmo anche potuto, dopo, non vederci mai più. Lei sarebbe tornata a Hollywood, sarebbe
tornata a vivere di droghe e menzogne finché, alla fine, si sarebbe tolta di mezzo, con una pistola o con le
pillole e non avrebbe saputo mai che cosa ci aveva divise. Almeno si ricordava di Susan e del titolo del
nostro film? Qualcuno sarebbe mai riuscito a farle capire di quelle volte in cui mi aveva quasi ucciso
cercando di uccidersi?
Ma poi un pensiero terribile mi raggiunse: io stessa, avevo mai cercato di dirle la verità? Avevo mai
provato per amor suo a cercare un contatto con lei, a farle vedere anche solo per un momento le cose in
una luce diversa? Tutti le avevamo mentito, da che io potevo ricordare. E non avevo fatto lo stesso io,
per raggiungere i miei scopi?
Lei era mia madre, e ognuna di noi due stava andando per la sua strada, nell'odio. Come potevo lasciare
che questo accadesse senza neppure fare uno sforzo per parlare di quello che era successo? Dio mio,
come potevo lasciarla così? In realtà lei era come una bambina. Non potevo neppure provare? [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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