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curva in teatro i capogirli suoi. 100
Or ne meriggi estivi
eremi incavernati offre alla notte,
e lieto si trastulla
in solitarie grotte:
or con raggi più vivi 105
mostra di genti popolato un nulla.
Mira quante Città chiude in un loco!
Quante ne l acque ancor ne manda a foco!
Architetta rüine,
né distingue i suoi don dalle rapine. 110
Angoli d incidenze
forman le prospettive a quelle torri.
Ove la luce frange
può ravvivar Ettorri
in belliche apparenze; 115
e far che in morto lago inondi un Gange.
Se vi si specchia il Sol, l aria più bruna
schiva de l esser suo cangia fortuna.
E ben veduto un nembo,
Cosmopea di stupori accoglie in grembo. 120
Ma qual nuova ordinanza
di Carri trïonfal l aria passeggia?
Ballano le maremme:
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Lubrano - Scintille Poetiche
ogni flutto lampeggia
con lucida incostanza, 125
ed apre e serra un mineral di gemme.
Dov è la pompa? in apparir disparve
quel Torneo fallacissimo di larve:
traveggole de i sensi,
muoion le cose finte in men che l pensi. 130
Se l Reggitano Autunno
di frenetici cedri in mar trappianta
l amenità native,
ne l oro d ogni pianta
fatto nocchier Vertunno, 135
selvarecci Però sbarca a le rive.
Pensili boschi, Esperidi verdure
sanno fiorir su le cocenti arsure;
e di Aprili sì lieti
Giardiniero è Nettun, la Flora è Teti. 140
Ne le tele ingegnose
tanti grotteschi mai non pinse Udìne.
Carolare fu visto
su l allegre marine
fra moresche festose 145
di Satiri e Tritoni un popol misto.
Qua si curva un vapor, ed erge un ponte;
qua un vortice gorgoglia, ed apre un fonte.
Su l tergo d Anfitrite,
fascini di meteore impazzite. 150
La maëstose mura
del tuo vago Teatro, o Zancla Augusta,
emolo il raggio immita;
e ne l Està più adusta
in ombrosa frescura 155
su le chiare acque a galleggiar t invita.
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Lubrano - Scintille Poetiche
Anco in ombra sei bella! Ombre di Dirce
fingono in mezzo al Ciel più d una Circe,
che trasforma le Scille,
e cangia Orti i nembi, i flutti in Ville. 160
Mille Porti da un Porto
copia la luce tremolando a gara;
e de le Navi i rostri
ad ancorar v impara.
Vedi il Tridente torto 165
del tuo Nettun, che de i marini Mostri
l umide tirannie mette in catena;
e carcerando va l onda Tirrena
ricca di tante palme,
con apocrifi ceppi argentee calme. 170
Ma cauta a tai fantasmi,
che offorno a gli occhi tuoi pompe sì grate,
guarda, non prestar fede:
ché possono adulate
svegliar nebbie di biasmi 175
ed accenderti in sen funeree tede.
Parmi veder volatili tumulti
far a l Aquila Ibera invidi insulti;
e che mesta risuoni
l aria sedizïosa, e rotta in tuoni. 180
Euterpe ahi tu non gemi?
Crëature di burla, enti di sogno
fanno e disfanno in Cielo.
Stupido mi vergogno
che de la terra i semi 185
servano di Privati al Re di Delo.
Ah non convien ad ogni umor che esali
dar porpore riflesse, e pregio d ali;
ché tosto lo vedrete
scoppiar in piogge, o ardere in comete. 190
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Lubrano - Scintille Poetiche
Mobil galerie
di falliti tesor , selvaggi Elisi
non ti arrestino i passi.
Tutto ciò che ravvisi
su le cerulee vie, 195
è feudo di chimere, ombra di sassi.
Chi mai si fida al Caso? i suoi stipendii
ne l Alba son chiarori, al vespro incendii.
Sia costume di stolti
far plausi al Bello allor che cangia volti. 200
Dìasi licenza al vero:
sì strana libertà nel Sole accuso
di sollevar bassezze.
È tirannico abuso
avvilire l Impero, 205
perché vanti un vapor le sue bellezze.
A canuta virtù si dee la luce:
ché fasto indegno a trïonfar conduce
aliti di ombre infide;
e le Stelle poi aghe in Ciel occide. 210
Per sì barbare leggi
il Monarca del Dì merta un Eclissi.
A ragion nel sembiante
porta a le macchie affissi
più vergognosi ombreggi, 215
de favoriti suoi schiavo regnante.
Ebbe la Grecia sì giusto ardimento
di condannarlo a pasturar l armento,
e fingerlo del nudo
tronco di Dafne adoratore e Drudo! 220
Nembi d infamie aspetti
chi di titoli illustra alme plebee.
Il sanguinario Errico
perché le Regie Idee
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Lubrano - Scintille Poetiche
con meretrici affetti 225
sozzò quanto crudel tanto impudico,
il patibolo al tron successe erede.
Fuma la pira ancor d Angliche prede;
e di vil plebe al fasto
le ceneri di Carlo offronsi in pasto. 230
Il superbo di Roma
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